
Al centro della discussione la settimana di mobilitazione dal 15 al 22 gennaio, con la ripresa degli sfratti
dopo le festività natalizie e l’inconsistenza dei provvedimenti
governativi che rendono necessario un aumento della conflittualità in
ogni città, attraverso pratiche di riappropriazione e di
generalizzazione del conflitto. In questo senso viene indicata, per il 20 gennaio prossimo, una giornata nazionale dislocata di blocco delle strade e dei flussi produttivi.
Questa mobilitazione urgente non tocca solo il tema del diritto alla casa, ma intende declinare l’abitare degno riprendendosi le città e rivendicando libertà di movimento. La rabbia dei diritti negati deve esprimersi con forza e deve farlo subito per fronteggiare un’offensiva fatta di sfratti, distacchi delle utenze, pignoramenti e sgomberi. La logica delle privatizzazioni e delle dismissioni del patrimonio pubblico sta lasciando nella precarietà più assoluta milioni di persone, soprattutto coloro che vivono nelle periferie o vengono espulsi dai centri delle città attraverso processi sempre più decisi di gentrification o di deportazione se preferite. In Italia come nel resto dell’Europa e del bacino del Mediterraneo.
Con questa settimana di mobilitazione si
aprono le danze. La sollevazione partita ad ottobre 2013 è divenuta
permanente e si prepara all’esondazione di primavera in occasione del
vertice europeo sulla disoccupazione giovanile annunciato da Letta sul
finire dell’anno scorso. Per dare gambe e curare l’accumulazione di
forze necessarie bisogna liberare tante energie e proseguire nelle
pratiche di confronto larghe e includenti, mantenendo nello stesso tempo
obiettivi chiari e pratiche ricompositive. Un primo momento di
riconnessione sarà sicuramente l’assemblea nazionale convocata per il 9
febbraio a Roma, dove le diverse realtà di movimento e del sindacalismo
conflittuale che hanno sostenuto l’assedio e l’acampada di Porta Pia del
19-20 ottobre torneranno ad incontrarsi. La rete abitare nella
crisi con le iniziative in programma intende dare ancora una volta un
importante contributo a questo appuntamento, mantenendo il profilo e la
forma che ha consentito il dispiegarsi della sollevazione che ha portato
a Roma oltre 70mila persone a manifestare per una sola grande opera:
“casa e reddito per tutti/e”.
Proprio sul tema dell’uso delle risorse
nell’incontro di Firenze si è assunta la proposta di Bologna di un
approfondimento delle questioni collegate ad esso e sulle vertenze che
stanno sostenendo questa necessità. Per sabato 15 febbraio quindi viene confermato un confronto pubblico nella città di Bologna al quale parteciperanno diverse realtà nazionali.
Nella stessa logica Milano propone invece un momento di riflessione su carovita, morosità e distacchi delle utenze,
con l’idea di produrre una sinergia e una complicità tra
abitanti/utenti ed i lavoratori e le lavoratrici delle aziende che
erogano servizi pubblici come il gas, l’acqua e la luce. Il 21 febbraio è
la data proposta per questo secondo momento di approfondimento.
Chiaramente in entrambe le date sarà importante sviluppare un confronto
aperto che tenga insieme, nella ricerca di complicità a pratiche comuni
fra soggetti sociali diversi, le sperimentazioni e le lotte dei
movimenti territoriali e quelle dei lavoratori e del sindacalismo
conflittuale e di base.
Questi diversi e interessanti
appuntamenti possono essere considerati tappe di avvicinamento al nuovo
incontro nazionale di “Abitare nella crisi” previsto per il 1 e 2 marzo a Napoli. In questo incontro c’è l’idea di aprire un confronto serrato tra gli sportelli territoriali di lotta,
gli spazi occupati sia sociali che abitativi, i comitati e le realtà
impegnate in difesa dei diritti di cittadinanza e in difesa dei
cosiddetti beni comuni. La necessità sorge dalla trasformazione che
soprattutto gli sportelli organizzati per il diritto alla casa stanno
avendo. La crisi che approfondisce il disagio sociale e lo allarga a
settori sempre più ampi sta producendo un disastro enorme e milioni di
persone diventano insolventi, morose, subiscono distacchi delle utenze,
perdono il lavoro e si devono accontentare di miseri sussidi e “social
card”, perdono l’alloggio che viene pignorato a causa di un mutuo non
pagato, faticano a sostenere le spese per il mangiare, per la salute,
per lo studio. Molti si arrangiano come possono quando fanno la spesa o
quando devono prendere un mezzo pubblico, rischiando multe e controlli.
Gli sportelli stanno incontrando tutto questo e stanno provando ad attrezzarsi per sperimentare nuove forme di riappropriazione e di (auto) organizzazione sociale; quindi il momento di confronto proposto a Napoli ha un grande valore e potrebbe essere anche un bel trampolino di lancio per preparare al meglio le mobilitazioni di primavera.
Gli sportelli stanno incontrando tutto questo e stanno provando ad attrezzarsi per sperimentare nuove forme di riappropriazione e di (auto) organizzazione sociale; quindi il momento di confronto proposto a Napoli ha un grande valore e potrebbe essere anche un bel trampolino di lancio per preparare al meglio le mobilitazioni di primavera.
Un’altra questione che è stata sollevata e
che attraversa molti spazi abitativi occupati e non solo, vedi le lotte
nella logistica, è quella dei migranti. La battaglia per la chiusura dei Cie
e dei Cara, il tema dell’accoglienza e dei diritti, della cancellazione
della Bossi/Fini senza il ritorno alla Turco/Napolitano, si intrecciano
con la quotidianità meticcia che il nostro percorso ha reso clamoroso
con la sollevazione del 19 ottobre: per questo la rete abitare nella
crisi non può sottrarsi dalla necessità di capire cosa sta accadendo in
Italia e di agire. È necessario quindi mobilitarsi per la chiusura dei
centri di detenzione chiamati Cie e Cara (e non per una loro
“umanizzazione”), interrogare il paese sull’uso delle risorse e sulla
loro gestione, sulla funzione del terzo settore e il ruolo delle
cooperative che gestiscono fondi destinati ai rifugiati e
all’accoglienza; porre con forza la questione della rotture di qualsiasi
legame fra il permesso di soggiorno ed il contratto di lavoro. Il
ragionamento sulle mobilitazioni necessarie e sul previsto vertice
europeo sull’immigrazione di giugno 2014, all’inizio del semestre
italiano UE, non va rinviato. Dopo l’iniziativa sotto al sede del PD dei
movimenti romani e le varie iniziative contro Cie/Cara bisogna capire
come andare avanti anche in forma nazionale condivisa.
Si è affrontato, provando a non farlo da specialisti, anche del tema repressione. Più che altro ci si è soffermati sul paradigma legalità/legittimità,
in quanto nell’affermare sovranità e diritti spesso la soglia
giudiziaria sopportabile viene necessariamente oltrepassata. Proprio
dentro questa disponibilità sociale a violare la legge per garantirsi un
tetto, per difendere una valle, per reclamare reddito e dignità, per
opporsi ad uno sfratto, per rifiutare di soccombere sotto tariffe e
ticket, per non subire il ricatto del lavoro precario o in nero, per
avere diritti di cittadinanza incondizionati, si profila un percorso di
riflessione comune sul tema delle repressione e del controllo sociale
che non sviluppa solo con la solidarietà agli indagati, imputati,
condannati. Si immagina una pressione forte nei confronti di chi giudica
e di chi scrive le leggi, sia per impedire rappresaglie giudiziarie su
chi si ribella e lotta rivendicando il diritto alla resistenza, sia per
affermare la legittimità di un blocco stradale o di un’occupazione, di
un rifiuto attraverso forme di riappropriazione e di interdizione forte
del saccheggio dei territori e delle nostre vite, per difendere, in
sostanza la possibilità di sviluppo di un movimento in grado di mettere
in discussione questo presente di sfruttamento e miseria. Si è
cominciato a parlarne e bisogna proseguire. Per questo la proposta
lanciata per il 22 febbraio di una giornata di lotta e solidarietà con gli indagati No Tav
viene assunta dall’assemblea fiorentina di Abitare nella crisi e
rilanciata con forza dentro la prospettiva ed il percorso che ci porterà
alla costruzione di una due giorni di dibattito e manifestazione nazionale che proponiamo a Roma per il 14 e 15 marzo.
In ultimo, si è ragionato sulla prospettiva europea
di sviluppo dei movimenti. Molte, fra l’altro, sono le esperienze di
lotta sul terreno del diritto all’abitare che stanno prendendo corpo in
diverse città e paesi d’Europa. L’assemblea di Abitare nella crisi
assume come centrale la dimensione dell’intreccio europeo delle
esperienze di lotta e di movimento. Per questo, oltre a ricercare
sinergie che possano portare ad una mobilitazione europea diffusa in
occasione del vertice UE sulla disoccupazione giovanile, ha preso corpo
l’idea di costruire un momento di incontro e di confronto fra le realtà e
le reti europee. Anche su questo il cantiere è aperto.
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