La decisione di darsi due luoghi di
confronto non sembra aver danneggiato la due giorni di abitare nella
crisi. Sia a Torino che a Cosenza ci si è parlati in tanti e tante con
una sintonia davvero interessante. Come al solito ci sono facce nuove e
altre che non ce l’hanno fatta ad esserci, però la relazione dentro
questa rete che non è un recinto sembra funzionare ancora. Il calendario
che è uscito fuori da questi incontri non è solo un elenco di date, ma
il frutto di un ragionamento approfondito e di una consapevolezza del
ruolo che svolge questa dorsale sociale nazionale, composta da tante
differenze che non vogliono essere sommatoria di alcunché. La
sollevazione del 19 ottobre tornata sui territori si è data così un
nuovo momento di confronto dopo le giornate del 9 e 10 novembre a Roma.
Sono molte le questioni di cui ci si è
occupate/i sia nelle plenarie cosentine che nei tavoli torinesi e tra
queste si è sottolineato come nonostante le continue mobilitazioni, le
resistenze diffuse, le necessità rappresentate da sindaci e Anci, non
sia arrivato un blocco serio degli sfratti. Evidentemente la dottrina
Lupi prevale e le uniche cose che si raccolgono sono tregue natalizie e
parziali. Per questo dal 15 al 22 gennaio 2014 si propone
di dare vita ad una settimana di mobilitazione nazionale dislocata nei territori,
un’iniziativa che però non ha al centro solo la questione sfratti ma
assume connotati più larghi nel praticare il diritto all’abitare.
Significa che le mobilitazioni riguarderanno prefetture, comuni,
regioni, aziende municipalizzate e non, che gestiscono patrimonio
pubblico, energia, acqua, salute, servizi sociali, formazione e studio,
accoglienza. Una settimana di iniziative sia di denuncia che di
riappropriazione, laddove l’occupazione di edifici abbandonati non solo
si rende sempre più necessaria per far fronte alla problematica sfratti,
ma diventa anche strumento essenziale per l’attivazione di percorsi di
ricomposizione sociale e politica dentro i quartieri ed i territori.
Nella costruzione di questa settimana si
misura anche la trasformazione degli sportelli di lotta e dei luoghi di
incontro/organizzazione che nel tempo ci siamo date/i. A detta di tante
realtà la declinazione dell’abitare non solo come tetto o
riappropriazione di reddito indiretto, diventa sempre più un esercizio
di sovranità sociale sui territori e sulla vita, quindi affronta il tema
della precarietà e della dignità, dei diritti via via cancellati e del
mutuo soccorso, di un disegno dei territori e delle città che nasce dal
conflitto, in forma meticcia. Per questo è emersa anche la necessità di
arrivare ad una giornata di confronto tra sportelli e simili a livello nazionale, Napoli sta valutando la possibilità di ospitare questo appuntamento verso la fine del mese di febbraio o all’inizio di marzo.
Le ultime mobilitazioni hanno visto un
sempre maggior protagonismo delle/dei migranti stimolando le assemblee
territoriali a provare a confrontare e mettere in relazione il diritto
all’abitare con le lotte contro lo sfruttamento all’interno del comparto
agricolo. Sono anni che assistiamo alle stesse scene, da nord a sud, da
Saluzzo a Rosarno, in cui centinaia di lavoratori stagionali, impegnati
come braccianti agricoli, sono costretti a “vivere” in condizioni
spesso oltre il limite della dignità umana. Territori e condizioni che
sono il frutto di una persistente “governance coloniale” del fenomeno
migratorio e che non possono lasciarci inermi ed indifferenti. Come per
le metropoli anche per le campagne, il territorio diventa
immediatamente campo di battaglia dove rovesciare i paradigmi dello
sfruttamento e della miseria e luogo di riappropriazioni possibili:
dalla casa, alla terra, al reddito.
Il diritto di resistenza e la libertà di movimento
hanno attraversato gli interventi sia a Torino che a Cosenza, dove si è
molto discusso sul tema legalità/illegalità diffusa, spontaneismo,
legittimità delle pratiche di riappropriazione. Si propone perciò che
nel nuovo appuntamento di Napoli (da verificare) anche questo tema trovi
visibilità e produca un confronto, verso quella mobilitazione
necessaria contro i processi repressivi in atto dentro la crisi e gli
inasprimenti prevedibili per contrastare le pratiche di confitto
prodotte, mobilitazione rilanciata dalle assemblee di Bussoleno e di
Roma di sabato 7 dicembre.
Tutte e due le giornate, sia a Cosenza
che a Torino, hanno tenuto conto della fase particolare che stiamo
vivendo. Si è fatto riferimento alle mobilitazioni dei cosiddetti
“forconi” e alle caratteristiche sociali e politiche di questo fenomeno
che in alcune città ha riempito le piazze. Di come ogni realtà ha
ragionato, è stata per la strada, ha cercato di capire. Di come
laicamente ci si è misurato con un fatto complesso che ci racconta di un
disagio di un ceto medio impoverito, di operazioni strumentali dei
fascisti, di una distanza tra il paese reale e chi lo governa, di una
possibile via d’uscita a destra dentro la crisi. Qui il lavoro che
quotidianamente molti fanno nei territori può fare la differenza, nel
deserto sociale prodotto anche dalla sinistra, i movimenti sociali e la
rete abitare nella crisi sono chiamati ad una responsabilità nuova.
Ancora più grande di quella assunta con l’indizione della sollevazione
del 19 ottobre. D’altra parte lì c’era un’intuizione e una soggettività
che si è messa in gioco, con un risultato notevole raggiunto. Ora occorre
ripartire da lì e tornare a connettere quella ricchezza per dispiegarla
poi come virus nella società, un virus che diventa anche anticorpo
contro ipotesi reazionarie, xenofobe e omofobe. Da qui la
necessità di un nuovo appuntamento nazionale per i movimenti sociali che
si sono intrecciati tra loro il 19 ottobre e che si sono incontrati
prima a San Giovanni con il sindacalismo conflittuale e poi tutti
insieme nell’acampada di Porta Pia.
La rete abitare nella crisi
propone le date dell’8 e 9 febbraio per un grande momento di confronto e
connessione sociale che rilanci l’idea di tornare a Porta Pia a
primavera prossima, accettando di entrare in rotta di
collisione con il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile
annunciato dal presidente del consiglio Letta e previsto per il mese di
aprile.
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