domenica 14 gennaio 2018

Una casa sotto il ponte…..Calatrava!

Un’opera d’arte dicono gli entusiasti e come ogni opera d’arte non deve essere funzionale a qualcosa, semplicemente esiste come tributo alla belleza. Un ponte tra il nulla ed il nulla dicono i detrattori più astiosi contro un’amministrazione del fare. Caltrava, denunciava Prendocasa in tempi non sospetti, con tanto di megafono e striscione, è l’ennesima operazione speculativa in una città già fortemente provata dalla cementificazione. A cosa serve Calatrava? Serve per dare il via a due enormi nuovi cantieri su Via Gergeri e Via Reggio Calabria. Una operazione di gentrification, direbbero i fini pensatori, fatta sulle spalle dei poveri che verranno espulsi dalle loro semplici case per fare spazio a qualche palazzone elegante che finirà per rimanere sfitto come la maggior parte degli immobili già costruiti su Viale Mancini, facendo la felicità di qualche possidente terriero che vedrà decuplicare il valore dei suoi possedimenti. La cara, vecchia speculazione sul mattone. Ma c’è di più. La storia dell’apparizione del ponte, apprendiamo, si intreccia con quella della sparizione dei fondi ex Gescal. Da anni il movimento di lotta per la casa cosentino chiede conto di quei 150 milioni di euro prelevati dalle buste paga degli operai e che dovevano essere destinati alla costruzione di case popolari. Quelle risorse, derivanti dalle fatiche di tanti lavoratori, sono state investite, invece, in iniziative che non hanno niente a che fare con il diritto alla casa. Ma forse abbiamo capito male noi, forse i nostri arguti amministratori, sapendo che molti senza casa pur di ripararsi dalle intemperie usano rifugiarsi sotto i ponti, hanno voluto sperimentare una soluzione innovativa dotando la nostra città di un altro ponte – e che ponte – capace di soddisfare diversi bisogni: di giorno il gusto estetico del turista e di notte la necessità di un tetto e di un luogo di rifugio per tante persone che vivono ai margini della città. Forse per questo hanno pensato che fosse legittimo mettere le mani sui fondi ex Gescal per finanziare quest’opera. Fuori da ogni ironia, assolutamente inadeguata a descrivere la povertà in aumento e la disperazione crescente nei quartieri della nostra città, puntiamo ancora una volta il dito per mostrare a tutti i cosentini dove si annida la vera illegalità. Sicuramente non in chi, non piegando il capo, si riappropria dei diritti di cui è stato espropriato ma nelle manovre contabili e gli intrallazzi tra dirigenti pubblici e ditte private fatte con l’avallo di governanti ed assessori in doppiopetto che pongono la clientela, l’arricchimento personale e le manovre di potere prima del bene comune e dei bisogni primari dei cittadini.

MALANOVA VOSTRA!

 

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