lunedì 15 gennaio 2018

FONDI EX GESCAL: CALATRAVA E’ SOLO LA “PUNTA” DI UN MARCIO ICEBERG

La questione relativa ai fondi ex Gescal tiene banco da oltre 15 anni. Come spesso accade, la nostra classe politica riesce a vedere questo come opportunità per accrescere il proprio potere politico. E’ dal 2010 che in solitudine, assieme a qualche giornalista coraggioso, denunciamo questo vergognoso saccheggio perpetrato ai danni dei calabresi che vivono il dramma dell’emergenza abitativa, e dei lavoratori stessi a cui sono stati trattenuti i soldi in busta paga.

La Regione Calabria disponeva di un fondo “edilizia sovvenzionata” che, appena destinato dal Ministero alla Regione, nel 1995, ammontava a poco più di 277 milioni di euro. Nella ripartizione delle risorse complessive fu stabilito di destinarne il 25% per interventi denominati “Programmi di Recupero Urbano”.
I fondi “ex gescal” provenienti dalle trattenute dei lavoratori dovevano essere utilizzati per la costruzione di edifici di edilizia residenziale pubblica, per la manutenzione di quelli esistenti e la riqualificazione delle zone circostanti.
Il sacco dei fondi ex gescal ha il via, dunque, nel 1994 quando Pino Gentile – a cui facciamo gli auguri di buon compleanno – ricopriva l’incarico di assessore ai lavori pubblici della Regione Calabria. In pratica si decise di utilizzare tali fondi anche per finanziare altri progetti, oltre alle case popolari. E fin qui nulla di male, ma quando i PRU sono destinati a zone che nulla a che vedere con l’edilizia pubblica residenziale la misura si colma.
Il 15 aprile 2016 la giunta presieduta da Mario Oliverio, al termine dell’operazione di ricognizione dei fondi, ha reso noto che dei rimanenti 97 milioni di euro ne erano rimasti meno di 6 milioni, solo briciole.
Tra fondi regalati ai privati con programmi di dubbia ricaduta sulle fasce meno abbienti della popolazione, una distrazione di fondi e l’altra, apprendiamo che anche il Ponte di Calatrava (opera inutile e che non risponde a nessun bisogno reale di chi vive il territorio), è stato costruito utilizzando una parte dei fondi ex Gescal, tramite i PRU. Quindi all’epoca, quando Giacomo Mancini tirò fuori dal cilindro il ponte di Calatrava, tutti sapevano che non erano interventi destinati a favorire o migliorare aree destinate all’edilizia residenziale pubblica.

Quando denunciamo le malefatte che avvengono nella nostra terra siamo abituati da sempre a fare nomi e cognomi. Se i soldi destinati all’edilizia residenziale pubblica sono serviti a rimpinguare le tasche di burocrati e dirigenti, ad aumentare bacini clientelari e a finanziare opere inutili la responsabilità principali è di gente come i fratelli Gentile supportati da tecnoburocrati “sempreverdi” come il ‘vecchio’ Domenico Pallaria e la ‘giovane’ Marisa Giannone.
E non si sentano esclusi da colpe o assolti il governatore Oliverio e il sindaco Occhiuto.

La Regione Calabria, da sempre, più che un organo amministrativo o a servizio della nostra terra e della sua collettività,  è un carrozzone, in cui ognuno persegue obiettivi distanti ed opposti alle necessità dei calabresi. Strumento per ingrassare le ricchezze soliti noti, costruire bacine di clientele attraverso le armi delle promesse (maimantenute)  e dei ricatti. Il disinteresse verso i bisogni della gente, dei settori sociali più deboli è stato ed è totale. Nonostante in Calabria siano censiti qualcosa come oltre 500 mila stanze vuote si costringono da decenni  migliaia di famigle in situazione di emergenza abitativa. Nonostante sia palese la gestione malaffaristica delle case popolari, con vendite sottobanco di interi appartamenti, l’assenza di turn-over e censimenti atti a verificare l’idoneità degli assegnatari, si continua ad affronatere il dramma dell’emergenza casa elargendo affitti milionari a loschi palazzinari.

L’emergenza casa è l’evidenza della mancanza assoluta di volontà politica nell’affrontare tale problematica, perchè in termini di tornaconto economico e politico frutta molto di più favorire attraverso la cementificazione selvaggia le ditte degli amici, mantenere in una condizione di subalternità intere famiglie piuttosto che affrontare strutturalmente la questione.

Per noi è l’ennesimo sfregio della malapolitica nei confronti dei bisogni della collettività.

PRENDOCASA COSENZA



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