domenica 13 aprile 2014

MATTEO LIBERO, LIBERI TUTTI. GUAI A CHI CI TOCCA!!!



Sulla spinta delle istanze dei comitati popolari per il diritto alla casa, dei movimenti anticapitalisti e del sindacalismo di base e conflittuale, va ridefinendosi nel nostro paese, dopo qualche anno di immobilismo, un nuovo blocco sociale, meticcio e precario indisposto a pagare i costi della crisi imposti dai governi dell’austerità. Un blocco popolare composto da migranti, disoccupati, operai, precari, studenti. Nuove e vecchie figure di quella classe, affamata e smembrata da anni di continui attacchi condotti dai governi di ogni ordine e grado con la complicità di CGIL CISL UIL.
Una nuova composizione di classe, difficilmente inscrivibile nei recinti della tradizionale rappresentanza politica, ­ che non si riconosce nella logica del governo amico e che sicuramente non vede in Renzi il messia risolutore dei propri mali.  Un governo illegittimo quello di Renzi, (come quello di Monti e Letta che l’hanno preceduto), imposto dalla ridefinizione politica della costituente borghesia europeista, promotrice della costruzione e affermazione del nuovo polo imperialista europeo. Un  governo che sin dai primi giorni ha dimostrato coi fatti la sua reale natura filo-padronale e anti-popolare, strettamente vincolata ai dettami dell’UE, e della BCE. I suoi primi interventi, (il piano casa e il job acts), in piena continuità con le politiche di macelleria sociale dei precedenti governi di centro destra e centro sinistra, scaricano i costi della ristrutturazione capitalista sulle classi sociali più deboli, finanche su quei settori fino a ieri garantiti (lavoratori del pubblico impiego e piccola borghesia) .
Nessuna azione di sostegno ai redditi medio-bassi, nessuna misura  di contenimento alla disoccupazione e povertà dilaganti, ma solo vuoti proclami,  in pieno  stile berlusconiano, che mascherano i suoi reali propositi:  flessibilità elevata a norma di sistema per chiunque voglia inserirsi nel mondo del lavoro; ricattabilità e inasprimento dei ritmi e dei tempi lavorativi; cancellazione delle tutele sindacai; privatizzazione e svendita dei patrimoni e dei settori pubblici; smantellamento degli organi costituzionali e riorganizzazione dei poteri dello stato in termini presidenzialisti.
Quella del 12 aprile scorso è stata la prima uscita pubblica di caratura nazionale di questo nuovo blocco sociale, in opposizione al governo Renzi. Un manifestazione di trentamila persone partite dalla piazza dell’accampata di Porta Pia, dove nell’autunno scorso i movimenti si erano lasciati dopo le due splendide giornate di mobilitazione del 18 e 19 ottobre, che ha attraversato le strade di Roma manifestando tutta la sua contrarietà alle politiche del governo.
Dopo un autunno di mobilitazioni con le occupazioni di case, dispiegate un po’ su tutto il territorio, le iniziative dei comitati popolari  in difesa del saccheggio e della devastazione dei territori (dalla val di Susa alla pre-Sila), le lotte autorganizzate di disoccupati, precari e operai, l’auspicio di tutti era quello di ripartire in primavera con un questo nuovo appuntamento nazionale che desse ancora maggiori stimoli, per la conduzione di una nuova stagione di lotte, magari ancor più incisive e con seguito di massa. Una rossa primavera di riscatto e vittoria.
E quello di ieri, in effetti, è stato un corteo cosciente e disposto nei fatti e non semplicemente a parole a portare l’assedio ai palazzi del potere,  senza distinzione tra buoni e cattivi,  black o red blocks, antagonisti e pacifisti, centri sociali e partiti. Un corteo che nonostante fosse schiacciato da un dispositivo repressivo che non si registrava da tempo, (blindatura di ogni angolo della città con muraglie di  blindati in difesa dei centri della politica e di ogni traversa adiacente le vie della manifestazione) è stato in grado di dimostrare la propria forza e indisponibilità al compromesso.
Le cariche della polizia, condotte violentemente e indiscriminatamente fin sotto via del Tritone anche su inermi manifestanti che ripiegavano per ricongiungersi alla testa della manifestazione, hanno schiacciato un intero corteo producendo oltre a decine di feriti e cinque arresti tanto panico trai partecipanti, ma sicuramente non ne hanno smorzato la carica e la volontà.
La gestione della piazza è la dimostrazione che dietro la “facciata perbene” del giovane premier si cela in realtà la natura violenta di un potere in evidente stato di crisi che, al di là del colore del suo stendardo, fin quando sarà l’espressione del dominio di una minoranza sulla maggioranza della popolazione,  per auto-preservare il proprio status sarà disposto a compiere violenze di ogni genere. Di fronte ad un potere violento bisogna che le masse popolari e i settori sociali più deboli organizzino la propria risposta. Autorganizzazione e lotta le uniche alterative al futuro che i padroni vogliono prospettarci
Ai compagni feriti, e agli arrestati la nostra complicità e solidarietà militante
I diritti si conquistano a spinta, avanzando, indietreggiando per prendere fiato ed avanzare ancora, sempre con l’orizzonte ben chiaro davanti,  teso al riscatto e al rovesciamento di questo stato di cose.
Domani Lunedì 14 Aprile ore18:00 saremo sotto la prefettura di Cosenza in Piazza XI Settembre per ribadire al governo che nessuna repressione fermerà la nostra lotta.
NON UN PASSO INDIETRO
#MATTEO LIBERO. LIBERI TUTTI –LIBERI SUBITO

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