Sulla spinta delle istanze dei
comitati popolari per il diritto alla casa, dei movimenti anticapitalisti e del
sindacalismo di base e conflittuale, va ridefinendosi nel nostro paese, dopo
qualche anno di immobilismo, un nuovo blocco sociale, meticcio e precario
indisposto a pagare i costi della crisi imposti dai governi dell’austerità. Un
blocco popolare composto da migranti, disoccupati, operai, precari, studenti.
Nuove e vecchie figure di quella classe, affamata e smembrata da anni di
continui attacchi condotti dai governi di ogni ordine e grado con la complicità
di CGIL CISL UIL.
Una nuova composizione di classe,
difficilmente inscrivibile nei recinti della tradizionale rappresentanza
politica, che non si riconosce nella logica del governo amico e che
sicuramente non vede in Renzi il messia risolutore dei propri mali. Un governo illegittimo quello di Renzi, (come
quello di Monti e Letta che l’hanno preceduto), imposto dalla ridefinizione
politica della costituente borghesia europeista, promotrice della costruzione e
affermazione del nuovo polo imperialista europeo. Un governo che sin dai primi giorni ha
dimostrato coi fatti la sua reale natura filo-padronale e anti-popolare,
strettamente vincolata ai dettami dell’UE, e della BCE. I suoi primi
interventi, (il piano casa e il job acts), in piena continuità con le politiche
di macelleria sociale dei precedenti governi di centro destra e centro
sinistra, scaricano i costi della ristrutturazione capitalista sulle classi
sociali più deboli, finanche su quei settori fino a ieri garantiti (lavoratori
del pubblico impiego e piccola borghesia) .
Nessuna azione di sostegno ai
redditi medio-bassi, nessuna misura di
contenimento alla disoccupazione e povertà dilaganti, ma solo vuoti
proclami, in pieno stile berlusconiano, che mascherano i suoi
reali propositi: flessibilità elevata a
norma di sistema per chiunque voglia inserirsi nel mondo del lavoro;
ricattabilità e inasprimento dei ritmi e dei tempi lavorativi; cancellazione
delle tutele sindacai; privatizzazione e svendita dei patrimoni e dei settori
pubblici; smantellamento degli organi costituzionali e riorganizzazione dei
poteri dello stato in termini presidenzialisti.
Quella del 12 aprile scorso è
stata la prima uscita pubblica di caratura nazionale di questo nuovo blocco
sociale, in opposizione al governo Renzi. Un manifestazione di trentamila
persone partite dalla piazza dell’accampata di Porta Pia, dove nell’autunno
scorso i movimenti si erano lasciati dopo le due splendide giornate di
mobilitazione del 18 e 19 ottobre, che ha attraversato le strade di Roma
manifestando tutta la sua contrarietà alle politiche del governo.
Dopo un autunno di mobilitazioni
con le occupazioni di case, dispiegate un po’ su tutto il territorio, le iniziative
dei comitati popolari in difesa del
saccheggio e della devastazione dei territori (dalla val di Susa alla pre-Sila),
le lotte autorganizzate di disoccupati, precari e operai, l’auspicio di tutti
era quello di ripartire in primavera con un questo nuovo appuntamento nazionale
che desse ancora maggiori stimoli, per la conduzione di una nuova stagione di
lotte, magari ancor più incisive e con seguito di massa. Una rossa primavera di
riscatto e vittoria.
E quello di ieri, in effetti, è
stato un corteo cosciente e disposto nei fatti e non semplicemente a parole a
portare l’assedio ai palazzi del potere, senza distinzione tra buoni e cattivi, black o red blocks, antagonisti e pacifisti,
centri sociali e partiti. Un corteo che nonostante fosse schiacciato da un
dispositivo repressivo che non si registrava da tempo, (blindatura di ogni
angolo della città con muraglie di
blindati in difesa dei centri della politica e di ogni traversa
adiacente le vie della manifestazione) è stato in grado di dimostrare la
propria forza e indisponibilità al compromesso.
Le cariche della polizia, condotte
violentemente e indiscriminatamente fin sotto via del Tritone anche su inermi
manifestanti che ripiegavano per ricongiungersi alla testa della manifestazione,
hanno schiacciato un intero corteo producendo oltre a decine di feriti e cinque
arresti tanto panico trai partecipanti, ma sicuramente non ne hanno smorzato la
carica e la volontà.
La gestione della piazza è la
dimostrazione che dietro la “facciata perbene” del giovane premier si cela in
realtà la natura violenta di un potere in evidente stato di crisi che, al di là
del colore del suo stendardo, fin quando sarà l’espressione del dominio di una
minoranza sulla maggioranza della popolazione, per auto-preservare il proprio status sarà
disposto a compiere violenze di ogni genere. Di fronte ad un potere violento
bisogna che le masse popolari e i settori sociali più deboli organizzino la
propria risposta. Autorganizzazione e lotta le uniche alterative al futuro che
i padroni vogliono prospettarci
Ai compagni feriti, e agli
arrestati la nostra complicità e solidarietà militante
I diritti si conquistano a
spinta, avanzando, indietreggiando per prendere fiato ed avanzare ancora,
sempre con l’orizzonte ben chiaro davanti,
teso al riscatto e al rovesciamento di questo stato di cose.
Domani Lunedì 14 Aprile ore18:00
saremo sotto la prefettura di Cosenza in Piazza XI Settembre per ribadire al
governo che nessuna repressione fermerà la nostra lotta.
NON UN PASSO INDIETRO
#MATTEO LIBERO. LIBERI TUTTI
–LIBERI SUBITO
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